22 APRILE 2025
L’Università di Stanford ha pubblicato la nuova versione del documento che fotografa lo stato dell’Intelligenza Artificiale nel mondo
Nei primi giorni di aprile è stata pubblicata la nuova versione dell’AI Index Report 2025 redatto dall’Università di Stanford. Le novità del rapporto di quest'anno includono: analisi approfondite del panorama in evoluzione dell'hardware di intelligenza artificiale, nuove stime dei costi di inferenza, analisi delle tendenze di pubblicazione e un approfondimento sui brevetti dell'AI. Sono inoltre stati analizzati i dati sull'adozione da parte delle aziende di pratiche di intelligenza artificiale responsabili e il ruolo crescente nella scienza e medicina.
Le novità rispetto alla versione del 2024 sono enormi: dai modelli linguistici ai robot industriali, dagli investimenti alle questioni etiche, ed è oramai evidente come l’AI sia uscita dai laboratori e stia pervadendo il mondo industriale.
Investimenti privati: l’Italia accelera
Uno dei dati che più colpisce è il volume degli investimenti privati in AI nel nostro Paese: 860 milioni di dollari nel 2024, un valore che ci posiziona nella top 15 mondiale. È una crescita significativa rispetto agli anni precedenti, dove l’Italia era assente dalle classifiche cumulative dal 2013 in poi. In termini matematici, la “derivata” è positiva: il nostro Paese sta accelerando.
In ambito manifatturiero, poi, il report evidenzia che l’Italia è sesta al mondo per numero di robot industriali installati. La vocazione industriale italiana si sposa sempre di più con l’adozione di soluzioni AI, soprattutto in ambiti come la robotica collaborativa e la manutenzione predittiva.
Ancora più sorprendente è il dato nei settori farmaceutico e sanitario e nelle sperimentazioni cliniche supportate da AI: nel 2024 l’Italia si è classificata al terzo posto mondiale, dietro solo a Cina e Stati Uniti. In questi settori, l’adozione dell’AI potrebbe generare un vantaggio competitivo strutturale.
I principali trend del 2025
Gli impatti sull’opinione pubblica: fra entusiasmo e cautela
Uno degli aspetti più affascinanti del report 2025 redatto dall'Univesità di Stanford è l’analisi comparativa delle percezioni pubbliche nei confronti dell’AI. A livello globale, si registra un incremento dell’ottimismo: secondo un’indagine condotta in 26 Paesi tra il 2022 e il 2024, la percentuale di persone che ritiene l’AI più benefica che dannosa è passata dal 52% al 55%.
Tuttavia, questa media globale nasconde divergenze marcate tra macro-regioni:
L’Italia si colloca in una posizione intermedia. Anche se non citata tra i Paesi con i valori estremi, la nostra curva segue quella europea: moderatamente ottimista, ma con una componente di preoccupazione legata a privacy, bias e impatto sul lavoro.
Fiducia nei produttori di AI
Un altro segnale critico riguarda la fiducia nelle aziende AI: a livello globale, solo il 47% delle persone ritiene che queste proteggano adeguatamente i dati personali, in calo rispetto al 50% del 2023. In parallelo, scende anche la fiducia nell’imparzialità dei sistemi: aumentano le preoccupazioni sul rischio di discriminazione automatica e bias impliciti, soprattutto nei sistemi generativi e nelle piattaforme di selezione automatica.
AI e lavoro: trasformazione sì, sostituzione no
Interessante anche la percezione degli impatti occupazionali: il 60% degli intervistati crede che l’AI cambierà significativamente il proprio modo di lavorare nei prossimi 5 anni. Tuttavia, solo il 36% teme una sostituzione del proprio lavoro. Questo indica una narrativa globale che sta passando da “AI come minaccia” a “AI come leva di trasformazione”.
L’Italia e l’AI: sfiducia mitigata da curiosità
Nel contesto italiano, secondo dati raccolti da iniziative parallele europee e dal Global AI Vibrancy Tool, emerge un atteggiamento pragmatico ma non ideologico. Gli italiani riconoscono l’utilità dell’AI in ambiti come sanità, automazione e customer service, ma mostrano ancora resistenze culturali su tematiche di controllo, trasparenza e responsabilità.
Conclusioni: la nuova fase dell’AI è industriale
Il 2025 segna l’ingresso dell’Intelligenza Artificiale in una fase sistemica: non è più una promessa futura o una tecnologia di nicchia, ma un’infrastruttura globale che sta ridisegnando settori industriali, processi decisionali, relazioni sociali.
Le opportunità sono enormi. L’AI ha già mostrato capacità sorprendenti nel colmare gap cognitivi, democratizzare competenze, accelerare scoperte scientifiche e rendere più efficienti servizi complessi come quelli sanitari o pubblici. Modelli sempre più piccoli ed economici promettono di decentralizzare la potenza computazionale, rendendo accessibile l’AI anche a PMI, Paesi in via di sviluppo e startup con budget limitati.
Tuttavia, la velocità di adozione supera quella della regolazione, dell’educazione e della consapevolezza sociale. I rischi sono reali: bias algoritmici, uso malevolo (deepfake, manipolazione elettorale), impatti occupazionali asimmetrici e dipendenza tecnologica da pochi attori globali. L’AI, se non indirizzata, può amplificare diseguaglianze e produrre effetti dirompenti su modelli economici e istituzionali consolidati.
Per questo serve una governance forte e multilivello: etica, normativa, culturale. Serve una visione in cui sviluppo e responsabilità siano co-protagonisti. Dove la domanda non sia più “Cosa può fare l’AI?” ma “Cosa è giusto che faccia l’AI?”.
L’Italia, da parte sua, ha un’occasione irripetibile: costruire un’adozione dell’AI che sia coerente con il suo patrimonio manifatturiero, scientifico e umanistico. Serve una strategia nazionale che metta al centro educazione, innovazione distribuita e sovranità tecnologica.
L’AI non è solo una tecnologia: è una leva di trasformazione del mondo che conosciamo. Sta a noi decidere se sarà un acceleratore di progresso o un moltiplicatore di rischio. La sfida non è fermarla, ma governarla con visione e coraggio.
Come recita il report: "AI’s frontier is no longer about what's possible - it's about how fast we can deploy it responsibly."
Leggi i nostri precedenti articoli per saperne di più sulle tematiche AI
AI Pact della Commissione Europea: Cerved aderisce al Pillar I
LLM, deep learning e linguaggio naturale
Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Predictive Analytics: nuove frontiere del Marketing
AI e le nuove figure professionali
© 2025 Cerved Group S.p.A. u.s.
Via dell’Unione Europea n. 6/A-6/B – 20097 San Donato Milanese (MI) – REA 2035639 Cap. Soc. € 50.521.142 – P.I. IT08587760961 – P.I. Gruppo IT12022630961 - Azienda con sistema qualità certificato da DNV – UNI EN ISO 9001:2015