Con i PPA oltre 3.700 imprese energivore potrebbero risparmiare 2,5 miliardi in 3 anni e decarbonizzare quasi un quinto dei consumi, favorendo un'efficace transizione energetica nel nostro Paese
I PPA (Power Purchase Agreements), ossia contratti di lungo termine che regolano la fornitura di energia elettrica rinnovabile a prezzi definiti, si stanno sempre più affermando come strumento di mercato utile alle imprese per sostenere gli investimenti necessari alla transizione energetica, coprendo – almeno in parte – l’impatto sui costi energetici delle fluttuazioni dei prezzi di mercato. Attraverso modelli di forecast proprietari di Cerved, sono state combinate le stime sui profili di consumo e i dati di bilancio con gli scenari previsionali di evoluzione del mercato elettrico elaborati da MBS Consulting, società del Gruppo. È stato così calcolato quali e quante imprese trarrebbero giovamento – in termini di costi energetici, conti economici e rating – dall’adozione di PPA a prezzi in linea con quelli delle rinnovabili.
I numeri dei potenziali impatti dei PPA
L’analisi stima che in Italia le oltre 3.700 imprese energivore – pur con una diversa idoneità ad assorbire energia fotovoltaica – potrebbero risparmiare 2,5 miliardi di euro nei prossimi 3 anni se il prezzo dell’energia si normalizzasse progressivamente ai livelli precrisi, e addirittura 4 miliardi se si mantenesse più elevato, e coprire quasi 10.000 GWh l’anno dei propri consumi (56.000 GWh annui in totale) con energia fotovoltaica, evitando l’emissione di 4 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta di un campione piuttosto ristretto di imprese italiane, lo 0,4%, che ha però una rilevanza produttiva importante in quanto genera 40 miliardi di valore aggiunto (6%), impiega 450.000 addetti e soprattutto rappresenta un quinto dei consumi energetici nazionali (18%).
Chi ne può beneficiare di più? Analisi per settori e regioni
La copertura potenziale dei consumi con produzione fotovoltaica oggetto di PPA però non è uniforme tra i settori, ma si può dedurre per ciascuno la quota di consumo “assorbibile” in modo da minimizzare l’energia prodotta in eccedenza ed immessa in rete. Nei settori energivori, con la sottoscrizione di PPA a un prezzo allineato al costo delle rinnovabili, competitivo e stabile, il risparmio maggiore in termini assoluti si avrebbe nei metalli (392 milioni di euro in 3 anni), nella chimica (376 milioni) e nella plastica (371), mentre considerando l’incidenza sulla redditività gli effetti più rilevanti si avrebbero nell’agroalimentare (8,9%) e nell’industria casearia e della carne, ma anche in quella estrattiva e nella plastica.
Geograficamente, invece, le regioni che trarrebbero benefici sarebbero soprattutto Abruzzo, Toscana, Molise e Sardegna, caratterizzate da specifici distretti industriali energivori in cui la transizione energetica rappresenta un volano per la competitività.
Benefici dei PPA anche per il merito creditizio delle imprese
Cerved Rating Agency – l’agenzia di rating del Gruppo Cerved, la prima in Europa per numero di rating – ha attribuito un rating a 1.335 delle 3.715 società energivore. Per queste aziende, che impiegano 280.000 dipendenti e hanno un giro d’affari di 190 miliardi di euro, l’adozione dei PPA avrebbe un impatto positivo su redditività, sostenibilità del debito e leva finanziaria. Infatti, 161 di esse, con consumi superiori a 40 GWh e con una classe di rating “Investment Grade”, potrebbero coprire i propri consumi elettrici con produzione fotovoltaica per circa 3.200 kilowattora, preservando una classe elevata di merito creditizio. Ben 660, invece, con i potenziali risparmi energetici potrebbero pianificare investimenti addizionali per 25 miliardi di euro, auspicabilmente in ottica di sostenibilità, mantenendo la stessa fascia di rischio.
Per approfondire la tematica e leggere nel dettaglio le numeriche relative agli scenari di risparmio, i settori, le regioni e le province, scarica l’analisi completa.
PPA: uno strumento utile a favorire la transizione energetica delle imprese italiane