04 FEBBRAIO 2025
Abbiamo già affrontato sul nostro blog il tema del Content Pruning, la pratica di “potare” i contenuti obsoleti di un sito per ottimizzare traffico e budget di scansione. In questo articolo ci concentreremo invece su una pratica ad esso complementare, quella del Content Refreshing, spiegando perché si tratti di un’attività altrettanto essenziale ai fini del miglioramento delle performance organiche di un sito.
“Fresh Content”: di cosa si tratta?
Per capire che cosa sia il Content Refreshing – letteralmente l’atto di rinfrescare, ossia aggiornare i contenuti di una pagina web o di un sito - bisogna partire spiegando cosa si intenda per contenuto “fresco”.
Questo concetto, centrale per la SEO in generale ma soprattutto per quelle tipologie di siti per i quali la tempestività della narrazione (pensiamo, ad esempio, ai siti di news) rappresenta un fondamentale fattore di successo e affidabilità percepita, simboleggia quanto un contenuto sia nuovo e aggiornato.
Google dà priorità ai contenuti freschi perché sono più rilevanti per gli utenti; la freschezza si può definire in base a diversi fattori: non solo la frequenza degli aggiornamenti, ma anche il loro livello di profondità (non basta, insomma, togliere una virgola per credere di aver rinnovato un contenuto) e dunque la quantità di contenuto che è stato aggiunto e la sua capacità di rispondere agli intenti di ricerca espressi dagli utenti.
Content Refreshing: perché è importante
Posto che la presenza, dietro alle proprie pubblicazioni web, di una strategia di contenuti ben pianificata e strutturata a lungo termine è in grado di ritardare in una certa misura la necessità di interventi sui contenuti, è inutile illudersi che questa attività possa essere rimandata per sempre: i contenuti “invecchiano” inevitabilmente, e per diversi motivi.
Fra questi possiamo menzionare:
• cambi negli intenti di ricerca sottesi a determinate parole chiave o nelle modalità con cui gli utenti interagiscono con i contenuti stessi e dunque nelle aspettative che essi hanno quando effettuano una determinata ricerca;
• emergere di nuove ricerche correlate a un tema che abbiamo trattato, con uno spostamento o una diversificazione dell’attenzione del pubblico;
• modifiche nel sentimento “popolare” relativo a un argomento, magari in connessione a particolari eventi di cronaca, che richiedano un cambio nel tono di voce con cui affrontarlo;
• pubblicazione di risultati di ricerche/indagini che dimostrino la falsità o inaccuratezza di informazioni precedentemente date per vere.
Per tutti questi motivi, attraverso il suo algoritmo Google cerca di premiare con posizioni migliori in SERP tutti quei siti che pubblicano contenuti aggiornati con regolarità. Un migliore ranking si traduce in un aumento di traffico organico e in una migliore esperienza degli utenti sul sito, che a sua volta innesca un meccanismo virtuoso per cui gli utenti soddisfatti tornano a visitare il sito, ritenuto affidabile e autorevole, facendogli registrare così migliori performance organiche. La risposta al quesito se un contenuto aggiornato sia o meno fattore di ranking è dunque chiaramente sì.
Quando aggiornare i contenuti e come selezionare le pagine da ottimizzare
Come abbiamo detto, esistono diverse situazioni in cui si possa ritenere necessario aggiornare i propri contenuti: si va dalla semplice volontà di integrare informazioni che nella prima stesura non erano venute in mente a chi aveva redatto il contenuto, andando magari a intercettare nuove parole chiave a coda lunga individuate tramite l’analisi dei dati di Google Search Console o di altri strumenti SEO, alla necessità imperativa di rimuovere informazioni inaccurate, specialmente se presenti in un articolo di ambito YMYL (ovvero che tratti temi inerenti le finanze o la salute).
Se gestisci un sito di news, questo processo avviene su base quotidiana o con una certa frequenza, ogni qualvolta si renda necessario fornire aggiornamenti tempestivi su un tema fortemente dibattuto in quello specifico momento; in tal caso, individuare i contenuti da aggiornare e come aggiornarli dovrebbe risultare piuttosto intuitivo.
Per tutti gli altri tipi di siti, invece, non è sempre semplice capire quando e come sia il caso di intervenire con un’azione di Content Refreshing. Un primo segnale da cogliere in tal senso è un improvviso calo di ranking per parole chiave per le quali le nostre pagine avevano avuto buone prestazioni fino a quel momento. Questo ci suggerisce infatti che altri contenuti abbiano preso il posto dei nostri, premiati da Google in quanto capaci di rispondere più puntualmente agli intenti di ricerca degli utenti.
Non tutti i cali di ranking sono però da interpretare in questo senso: fluttuazioni stagionali o lievi alterazioni momentanee sono fisiologiche; diversamente, se il calo è significativo e improvviso o comunque costante, è il caso di cominciare ad agire in termini di Content Refreshing. Altri indicatori rivelatori sono, per le ragioni indicate prima, ovvero la connessione diretta fra posizionamenti alti in SERP e dati di traffico e conversioni migliori, appunto i cali di sessioni sul sito o una diminuzione delle conversioni.
Strumenti SEO utili per il Content Refreshing
Ci sono molti strumenti, utilizzati nella pratica SEO quotidiana, che permettono di monitorare le fluttuazioni di ranking su base quotidiana: SEMRush, Ahrefs, Sistrix sono alcuni dei più conosciuti; attraverso Google Analytics possiamo poi analizzare indicatori come conversioni, tempo di permanenza sul sito e volume di traffico organico, tutti fattori vitali per determinare la salute organica del nostro sito.
Gli stessi strumenti, oltre alla suite degli strumenti di Google, ci permettono anche di andare a individuare nuove opportunità di posizionamento date dall’emergere di keyword a coda lunga o da nicchie di ricerca che i nostri concorrenti stanno sfruttando ma noi no. Questo significa ottenere indicazioni puntuali sulle keyword che dovremmo andare a inserire nei nostri contenuti per migliorarne la resa organica, ma anche sulla tipologia di contenuti e caratteristiche di cui essi sono deficitari.
Gli strumenti che abbiamo citato possono ad esempio indicarci che tipo di pagine, fra quelle dei competitor, si posizionino meglio, e dunque se sia il caso, ad esempio, di utilizzare più contenuti multimediali perché è quello che si aspettano gli utenti.
Altri strumenti, come Answer The Public ma anche i tool di intelligenza artificiale come ChatGPT, possono invece aiutarci a strutturare in maniera più logica e ordinata le informazioni presenti all’interno del nostro articolo aderendo al modello della piramide delle informazioni.
Conclusioni
In sintesi, il Content Refreshing è una strategia indispensabile per mantenere il proprio sito rilevante e competitivo. Aggiornare i contenuti consente infatti di rispondere meglio agli intenti di ricerca degli utenti, migliorare il ranking su Google e garantire una migliore esperienza di navigazione. Grazie a strumenti SEO e un’analisi costante dei dati, è possibile individuare le pagine da ottimizzare e sfruttare nuove opportunità di posizionamento assicurandosi buone performance organiche nel tempo.
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