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  • 06 luglio 2023
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Il conto economico: cos’è e cosa ci dice?

Il conto economico è il documento che fa parte del bilancio d’esercizio, che riassume l’insieme delle operazioni aziendali che hanno contribuito a determinare il risultato economico, e contiene i costi e i ricavi di un’azienda

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Cos’è il conto economico

Il conto economico è un documento contabile che, insieme allo stato patrimoniale, al rendiconto finanziario e alla nota integrativa, compone il bilancio d’esercizio di un’impresa.

All’interno del conto economico confluiscono le operazioni che, nel corso dell’esercizio di riferimento, hanno contribuito a determinare un utile o una perdita.

Serve per comprendere la capacità dell’impresa di generare profitto e remunerare tutti gli stakeholders che hanno investito nell’azienda.

Tecnicamente, il risultato lordo d’esercizio è ottenuto dalla differenza fra i ricavi e i costi dell’esercizio (tanto della gestione caratteristica, quanto di quella extra-caratteristica).

Esso rappresenta il risultato civilistico ante imposte, le quali potranno avere varia natura: correnti, differite, anticipate, ecc,

E’ importante che le modalità attraverso le quali si è formato il reddito d’esercizio vengano specificate nella nota integrativa e nella relazione sulla gestione.

Come è composto il conto economico?

Il conto economico è regolato dagli articoli 2423 e 2425 del Codice Civile, è obbligatorio e deve essere redatto dagli amministratori che devono considerare le voci indicate che ne fanno parte.

Il conto economico ha una struttura scalare e una classificazione dei costi per natura (non per destinazione). È suddiviso in quattro aree principali:

  1. Valore della produzione, che contiene tutte le componenti di reddito derivanti dalla produzione.
  2. Costi della produzione, che contiene i costi della produzione dell’azienda (materie prime, servizi, ammortamenti e svalutazioni di risorse, stipendi dei dipendenti).
  3. Proventi e oneri finanziari, che sono le entrate che derivano da partecipazioni in altre società, crediti, titoli, perdite o guadagni risultati dal cambio qualora l’impresa operi in diverse valute.
  4. Rettifiche di valore di attività finanziarie, che riguardano rivalutazioni e svalutazioni di titoli, immobilizzazioni e partecipazioni in altre società.
  5. Proventi e oneri straordinari

Le voci sopra indicate sono a loro volta suddivise in altre voci come indicato dall’art 2425 del Codice Civile .

Cosa ci dice il conto economico sulla redditività dell’impresa?

Sono diversi gli indicatori che si possono calcolare partendo dalle voci del conto economico.

Esaminiamo insieme i due indici di cui tutti abbiamo sentito parlare: l’Ebit e l’Ebitda che sono le due misure più comuni per valutare la performance di un’azienda. 

L’EBITDA è l’acronimo di Earning Before Interest Tax Depreciation Amortization ed è il sinonimo di Margine Operativo Lordo (MOL). È un indicatore di redditività che, rispetto all’utile d’esercizio, tiene separati alcuni costi. Infatti, l’EBITDA, rappresenta l’utile prima di oneri finanziari, tasse, svalutazioni e ammortamenti.

La formula è la seguente:

EBITDA = Valore della produzione – Costi delle materie prime – Costi dei servizi – Costi del personale – Costi di funzionamento

L’EBIT è l’acronimo diEarnings Before Interests and Taxes ed è un risultato intermedio del conto economico ed è fondamentale perché consente di valutare la redditività dell’impresa. 

Questo indicatore non tiene conto della struttura finanziaria dell’impresa (cioè di come viene finanziata l’attività, in quanto non considera la gestione finanziaria).

In italiano è il Risultato Operativo o MON (Margine operativo Netto), ovvero il margine prodotto dall’attività senza considerare gli oneri finanziari e le imposte

L’EBIT si ottiene rielaborando le voci di conto economico nel seguente modo:

EBIT= EBITDA – Costi operativi tra cui gli ammortamenti e le svalutazioni

I valori di questi due indici dipendono dal settore di appartenenza dell’impresa e vanno comparanti con i valori medi del comparto.

Quale azienda è migliore delle due?

Esempio di analisi:

Per capire meglio l’utilità dell’EBITDA facciamo un esempio. Ipotizziamo di mettere a confronto due aziende del settore calzaturiero:

  • Alfa
  • Beta

Le imprese hanno entrambe un fatturato di 1.000.000 €, ma un utile differente:

  • l’impresa di Alfa ha un utile di 30.000 €;
  • l’impresa di Beta ha un utile di 50.000 €.

Ora immaginiamo che dal calcolo dell’EBITDA (MOL) emergano i seguenti valori:

  • per Alfa il valore dell’EBITDA è pari a 150.000 €;
  • per Beta il valore Dell’EBITDA è pari a solo 70.000 €.

Beta che ha un’utile maggiore? Oppure Alfa che ha un EBITDA più alto?

Analizzando i bilanci si può notare che Alfa sta facendo molti più investimenti (voce ammortamenti) rispetto a Beta e, anche per questo, paga più interessi alle banche.

Possiamo ipotizzare che Alfa stia facendo investimenti come l’acquisto di nuovi macchinari l’ampliamento della zona vendita.

Dalla nota integrativa possiamo ricavare informazioni precise sul tipo di investimento ma, anche senza questo dettaglio, è chiaro che Alfa sta sostenendo costi per crescere e ammodernare la sua azienda.

Gli ammortamenti sono costi che, nel presente, riducono l’utile di Alfa, ma creano le basi per la sua crescita futura perché sta investendo. Ecco perché è fondamentale distinguere questo tipo di costi dalle spese correnti.

Guardando quindi l’EBITDA e non l’utile è possibile rappresentare una situazione più completa e corretta dei risultati aziendali.

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