02 Gennaio 2025
I settori più impattati sono oil&gas (sia estrazione e produzione che raffinazione e commercio), produzione di energia, cemento, ferro e acciaio, materiali da costruzione, agricoltura e proteine animali, automotive, chimica, sistema moda, trasporti e logistica. Per decarbonizzarsi e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette al 2050, queste aziende dovranno sostenere investimenti aggiuntivi per 226 miliardi di euro, ma ben 15.000 di esse potrebbero farlo senza minare la propria sicurezza finanziaria, investendo 46 miliardi di euro.
25 novembre 2025
A seguito della conclusione del periodo di consultazione, il perimetro delle imprese valutate dall’agenzia di rating si amplia per includere operatori economici in Germania, Francia e Spagna.
5 novembre 2024
Le abitudini di pagamento sono un indicatore importante per cogliere tempestivamente possibili segnali d’allarme sullo stato di salute del nostro tessuto produttivo.
14 Ottobre 2024
Secondo una ricerca condotta dall’agenzia di rating, le aziende a conduzione familiare hanno una solidità patrimoniale e una tenuta finanziaria maggiore rispetto a quelle che non lo sono, a fronte di una marginalità e di una propensione a investire simili. Il rischio di default poi scende dal 6,3% al 5,78% (dati di giugno 2024), soprattutto per quelle dedite all’export e con profilo alto di sostenibilità, maggiormente presenti al Nord. Sugli aspetti di Governance, però, le imprese familiari potrebbero migliorare, avviando percorsi virtuosi di crescita in chiave sostenibile.
09 Settembre 2024
Nell’anno in corso i servizi, in particolare quelli impattati dalla digitalizzazione o legati al turismo e alla ristorazione, continuano a trainare l’economia, mentre la produzione industriale e le esportazioni soffrono per la debolezza della domanda, sia interna che estera. Nel 2025 bene mezzi di trasporto, sistema moda, elettromeccanica, costruzioni, che dovrebbero beneficiare dei cantieri infrastrutturali legati al PNRR, e comparto immobiliare, favorito dalla parziale discesa dei tassi e quindi dei mutui. Tutto questo in uno scenario in linea con l’attuale andamento dell’economia, che vedrebbe anche oltre il 50% delle aziende posizionarsi in un’area di sicurezza e solvibilità per quanto riguarda il profilo di rischio.
16 Luglio 2024
Negri: “Il risultato non cambia se si protrae l’esame nel tempo: le aziende ‘circolari’ avevano già nel 2021 una probabilità di default inferiore (2,51% contro il 3,18% delle non circular), ma nel giugno 2024, dopo un susseguirsi di crisi e rischi sistemici, il gap è ancora aumentato (2,61% contro 3,86%), nonostante un deterioramento generalizzato del merito creditizio”.
29 Giugno 2024
Il prolungamento della politica monetaria restrittiva, l’elevata incertezza del contesto geopolitico e il rallentamento della congiuntura economica contribuiscono a una nuova crescita dei crediti deteriorati che, in ogni caso, sarà meno intensa rispetto ad analoghe fasi del passato. Al 2026 il rischio aumenterebbe di più per il settore delle costruzioni, per le micro e medie imprese e nel Mezzogiorno; miglioramento atteso invece per le grandi imprese.
18 Giugno 2024
La soluzione di Intelligenza Artificiale che semplifica il lavoro quotidiano degli imprenditori.
15 Marzo 2024
La probabilità di default, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemici, secondo l’analisi di Cerved Rating Agency potrebbe attestarsi entro fine 2024 intorno al 6,13%, in calo rispetto al 6,22% di fine 2023 ma ancora lontana dal 4,45% di dicembre 2019. In uno scenario di inasprimento delle condizioni economiche e geopolitiche, si avrebbe un ulteriore aumento al 6,39%, +40% rispetto al pre-Covid, di cui il 15% riconducibile all’aumento dei tassi di interesse.
22 Gennaio 2024
La probabilità di default, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemici, secondo l’analisi di Cerved Rating Agency potrebbe attestarsi entro fine 2024 intorno al 6,13%, in calo rispetto al 6,22% di fine 2023 ma ancora lontana dal 4,45% di dicembre 2019. In uno scenario di inasprimento delle condizioni economiche e geopolitiche, si avrebbe un ulteriore aumento al 6,39%, +40% rispetto al pre-Covid, di cui il 15% riconducibile all’aumento dei tassi di interesse.