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  • 15 ottobre 2024
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La Supply Chain Act è la Direttiva europea sulla sostenibilità delle filiere

Supply Chain: dal 2027 saranno in vigore i nuovi obblighi di valutazione dei rischi ambientali e sociali sia per le grandi imprese che per l'intera filiera, con ripercussioni anche sul mondo delle PMI.

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Supply chain: franchisinggrandi imprese europee dovranno mappare e valutare i rischi ambientali e sociali delle proprie attività e di quelle dell’intera filiera a cui appartengono e adottare best practice

È stata infatti pubblicata in Gazzetta ufficiale europea la Corporate sustainability due diligence directive, Csddd, chiamata anche Supply Chain Act o in modo più tecnico direttiva (Ue) 2024/1760 del 13 giugno 2024 .

Cos’è la supply chain?

La supply chain è un insieme di processi che hanno lo scopo di portare sul mercato un prodotto o servizio, trasferendolo dal fornitore fino al cliente finale. In italiano parliamo di “catena di approvvigionamento”.

Essa si compone di quattro anelli principali: approvvigionamento, produzione, distribuzione, vendita.

La supply chain non va confusa con la logistica perché riguarda tutte le fasi che un prodotto attraversa dalla produzione alla vendita. La logistica, invece, è una parte della supply chain che riguarda i servizi di trasporto che consentono lo spostamento del prodotto da un anello all’altro della catena

Il Supply Chain Act: economia più responsabile

Il Supply Chain Act, promuove la sostenibilità ambientale e sociale in tutte le catene di fornitura nell’ottica di sviluppare un’economia più responsabile. In sintesi, l’attività di tutta la filiera non dovrà avere effetti negativi sui diritti umani, come il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori, e sull’ambiente, come ad esempio l’inquinamento.

Cosa dice il Supply Chain Act

Gli obblighi della Direttiva dell’Unione Europea sulla sostenibilità delle filiere (Supply Chain Act) riguardano:

-le imprese dell’Unione Europea con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni,

– i franchising attivi nell’Unione Europea con fatturato oltre gli 80 milioni di euro di cui almeno 22,5 derivanti da diritti di licenza,

– le società extra-UE che fatturano in territori comuni più di 450 milioni nell’esercizio finanziario.

I punti chiave della Direttiva

-L’obiettivo della direttiva è promuovere comportamenti aziendali responsabili nei confronti dell’ambiente e dei diritti umani.

-Obbliga le aziende a gestire gli impatti negativi lungo tutta la catena del valore.

-Integra la Due Diligence nelle politiche dell’impresa.

I tempi per recepire la Direttiva

Gli Stati Membri hanno le seguenti tempistiche per recepire la direttiva:

-imprese con più di 5mila dipendenti e 1500 euro di fatturato: 26 luglio 2027;

-imprese con oltre 3mila dipendenti e 900 milioni di euro di ricavi: 26 luglio 2028;

-per le altre imprese coinvolte nella norma, si parte il 26 luglio 2029.

Perché la Direttiva impatta anche sulle PMI?

La Direttiva impatta anche sulle PMI, visto che le regole della Csddd (Corporate sustainability due diligence directive) riguardano l’intera filiera.

Le aziende sono tenute a chiedere ai partner commerciali, quindi anche alle PMI, la documentazione sul rispetto dei propri codici di comportamento per garantire la sostenibilità delle filiere. Quindi, a cascata, la nuova direttiva impatta su tutto il sistema produttivo.

Si aprono nuove sfide e nuove opportunità anche per le PMI italiane, oltre che per le grandi imprese, perché potrebbero sostituirsi a fornitori esteri o imprese nella supply chain dei committenti.

Scarica il Rapporto Cerved PMI, clicca qui.