Dalla riapertura di maggio in poi, nonostante le persistenti parziali restrizioni, abbiamo assistito ad una accelerazione notevole sia dei volumi d’affari sia nelle performances d’incasso. C’era una grande voglia di ripartire e recuperare il tempo perso. Per quanto riguarda la gestione del credito non abbiamo sentito l’esigenza di apportare delle variazioni specifiche alla nostra policy ma piuttosto abbiamo elevato al massimo il grado di attenzione e l’intensità dell’attività, sfruttando gli strumenti che già da anni abbiamo messo in campo: monitoraggio costante delle informazioni e rating dei clienti, attribuzione a ciascun cliente di un fido interno calcolato con un algoritmo che tiene conto di diversi parametri (andamento fatturato, percentuale di insoluti, ritardi dei pagamenti, rating di società di business information etc.), blocco delle forniture ai clienti morosi, negoziazioni di piani di rientro, dove necessari, con le dovute garanzie. In particolare, ci siamo fatti parte attiva per far comprendere ai nostri interlocutori l’importanza di evitare comportamenti che potessero mettere in difficoltà i soggetti appartenenti alla medesima filiera (fornitori e clienti) chiedendo e garantendo un atteggiamento di grande responsabilità. Penso che questo modo di operare abbia contribuito ad evitare che si diffondesse il panico con effetti moltiplicativi della crisi come è avvenuto nel 2008 e 2012. Infine, bisogna ricordare che gli interventi dell’Europa, del Governo e del sistema bancario, hanno consentito una maggiore facilità di accesso al credito da parte dei nostri clienti scongiurando un possibile e temutissimo credit crunch. Tutto ciò ha dato i suoi frutti: nella seconda metà dell’anno abbiamo avuto delle percentuali di insoluti mai così contenute: la metà o anche un terzo del periodo pre-covid!