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  • 28 febbraio 2023
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Settore delle calzature in crescita

Il settore delle calzature italiano ha registrato la miglior produzione industriale tra le grandi economie europee

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Dopo due anni di estrema incertezza legata all’impatto della pandemia da Codiv-19, il 2022 è stato caratterizzato dal conflitto tra Russia e Ucraina. In questo contesto, il settore delle calzature italiano ha registrato la miglior produzione industriale tra le grandi economie europee e, in particolare, le esportazioni italiane sono cresciute maggiormente rispetto a quelle di altri paesi europei grazie alla debolezza dell’euro e alla sostenuta domanda americana di prodotti italiani.

Più specificatamente il settore calzaturiero ha raggiunto e superato i livelli pre-covid: la produzione totale cresce del 13-14% e si attesta a circa 11,6 Miliardi di euro sostenuta dalle performance registrate sui mercati esteri dalle griffe del lusso.

Un focus sul settore

Il settore calzaturiero italiano è caratterizzato da una struttura estremamente polverizzata: si tratta prevalentemente di piccole e medie imprese, che operano in gran parte come contoterziste per aziende maggiori che possiedono marchi noti e che operano sui mercati internazionali. L’attività produttiva è storicamente concentrata nelle regioni Marche, Toscana e Veneto, dove hanno sede i principali distretti calzaturieri.

L’Italia è il primo produttore europeo di calzature, mentre a livello mondiale è la Cina, che raggiunge i due terzi della produzione mondiale in quantità. I produttori italiani sono specializzati nelle calzature in pelle e cuoio (oltre l’80% del totale), di fascia alta.

Previsioni di settore per il 2023

Per il 2023 è prevista una crescita più organica; tuttavia, l’incognita della durata dell’operazione militare della Russia in Ucraina potrebbe avere un forte impatto sul settore che, a causa dei rincari sopracitati, si troverà costretto a trasferire a valle gli aumenti per evitare la chiusura dell’attività e conseguenze importanti sulla sostenibilità finanziaria.

Un futuro tra sostenibilità e digitalizzazione

Sul mercato sta crescendo sensibilmente il numero di consumatori sempre più attenti alle tematiche ambientali e sociali, nell’ambito di un contesto normativo sempre più regolamentato, che vede l’Italia in pole position nell’adozione delle norme UE sull’economia circolare dei rifiuti. La diffusione lungo la filiera produttiva di pratiche sostenibili, insieme alla capacità di innovazione tecnologica relativa ai materiali utilizzati, è in grado di generare benefici non soltanto ambientali e sociali, ma anche economici, consentendo di tutelare il valore e la reputazione dei marchi.

L’impatto del Covid-19 sul settore ha portato a un’accelerazione del processo di digitalizzazione, con riflessi sia sullo sviluppo delle vendite on line, sia sul miglioramento della comunicazione. La digitalizzazione è diventata un’opportunità di crescita per molte aziende che hanno subito gli effetti del lock-down. Oggi la sfida è quella di riuscire a mettere in atto strategie multicanale, attivare processi decisionali sempre più data-driven, avere un controllo maggiore della catena di fornitura, essere più efficienti e offrire nuovi servizi ai consumatori per aumentarne la fidelizzazione.

Criticità del settore

Tra i principali problemi per le imprese si delineano l’aumento del costo dell’energia, gli aumenti e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e, di conseguenza, la crescita dell’inflazione con possibili ripercussioni sulle attività produttive e sui margini aziendali. Il quadro è in continua evoluzione. Le ripercussioni potrebbero toccare anche i consumi delle famiglie e gli acquisti di beni voluttuari come quelli della moda. Famiglie e imprese, infatti, saranno indotte a rivedere cautamente le proprie decisioni di consumo e di investimento. A soffrire maggiormente saranno soprattutto le realtà più deboli e meno preparate per affrontare le nuove sfide del sistema competitivo.