Il tema della vivibilità delle Città è da sempre centrale. Lo sviluppo economico tumultuoso degli ultimi due secoli, asservito esclusivamente alle esigenze produttive, ha spesso lasciato da parte la doverosa attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, alla vivibilità dei luoghi, alla salute e al benessere delle comunità.
Solo negli ultimi decenni la consapevolezza di queste mancanze, e la ricerca di un modello di sviluppo più sostenibile e rispettoso dell’uomo e del pianeta, hanno portato questi temi prima sui tavoli istituzionali e poi, grazie alla crescente sensibilità ambientale, nel nostro vivere quotidiano.
Nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile varata nel 2015 dall’ONU c’è uno specifico obiettivo, l’undicesimo, che riguarda la vivibilità delle città e recita: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” e più nello specifico ambisce a “potenziare, entro il 2030, un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano partecipativo, integrato e sostenibile” al fine di “mantenere i centri urbani come luoghi di lavoro e prosperità, e che allo stesso tempo non danneggino il territorio e le risorse. Le sfide poste dall’ambiente urbano includono il traffico, la mancanza di fondi per fornire i servizi di base, la scarsità di alloggi adeguati, il degrado delle infrastrutture”.
Anche la recente Pandemia di COVID-19, che ha portato con sè restrizioni alla mobilità e all’accesso ai servizi, con la “forzata riscoperta” del proprio quartiere, ne ha messo in evidenza le criticità rafforzando l’idea che servano nuove prospettive urbanistiche per avere città più resilienti alle crisi, vivibili, sane e sicure, insieme a comunità più coese, inclusive e solidali.